struttura gerarchica
  • Complessi documentari dell'Archivio di Stato di Napoli 
  • Sede centrale 
serie
Complessi documentari (Anagrafe degli archivi)
livello di descrizione
fonds
titolo e estremi cronologici
Ricostruzione angioina1265 - 1442
descrizione fisica
pezzi  non numerati
soggetto produttore
Ufficio della ricostruzione angioina, Napoli
collocazione
locale 93
locale 94
condizioni che regolano l'accesso
Dal 2010 le ricostruzioni di nuovi registri e la pubblicazione dei documenti avvien su una banca dati dell'Accademia Pontaniana raggiungibile al seguente indirizzo:
http://ricostruzioneangioina.thearchivescloud.org/
storia istituzionale
L'archivio angioino era costituito da tre raccolte diverse di atti: i "Registri" in pergamena, i "Fascicoli" in carta, le "Arche" in pergamena ed in carta bambagina. Gli atti dati dalla Cancelleria angioina venivano trascritti fin dai primi tempi in "quaterni" di pergamena, detti anche "registri", che seguivano ordinariamente la Regia Curia. Aumentando il numero dei registri, si cominciò a depositarli nei castelli regi. La prima notizia di un archivio angioino ci è data da tre mandati dati in Corneto il 9 settembre del 1269, in cui si parla di sedi nei castelli di Melfi, Canosa e Lucera. Negli anni che seguirono sono frequenti le notizie di trasferimenti di registri da un luogo ad un altro. E così per quasi tutto il regno di Carlo I si trovarono i registri della Cancelleria divisi nei castelli dell'Ovo e di Capuana in Napoli, nella torre di Sant'Erasmo presso Capua, nei castelli di Bari, di Trani, di Melfi, di Lagopesole ed altrove. Solo l'8 ottobre 1284 con un mandato da Brindisi il Re ordinò che fossero ricercati e riuniti tutti i registri presso la Regia Curia. Questo concentramento degli archivi avvenne in Bari, dove il 21 novembre dello stesso anno ne fu fatto un inventario, riportato in uno dei registri superstiti. Fu allora constatata l'esistenza di 91 tra registri completi e gruppi di "quaterni". Il trasferimento di tutto l'archivio a Napoli avvenne soltanto ai tempi di Carlo II. Il 15 marzo 1290 maestro Guglielmo de Pontisera, custode dell'archivio delle "rationes" della Curia, riceveva in Napoli tutti i registri dei conti dei vari funzionari delle province. Nel 1299, poi, in virtù di mandato del 2 luglio, vennero a Napoli molti altri registri, che stavano ancora a Melfi. Una parte dell'archivio, intanto, era stata trasferita alla fine del XIII secolo dal castello dell'Ovo nella casa che era stata di Pier della Vigna a Sommapiazza, che apparteneva allora al cardinale Luca Fieschi. Qui risiedeva la Zecca delle monete, e da allora l'archivio stesso fu chiamato "della Regia Zecca". In tale occasione l'archivio stesso fu unito alla Camera dei Conti ed affidato ai Maestri Razionali. In seguito, per un ordine di re Roberto del 5 ottobre 1325, Zecca, Camera ed Archivio furono trasferiti nelle case della famiglia Vulcano a Porta Petruccia, nelle vicinanze di Santa Maria la Nova. Dopo soli sette anni, però, lo stesso re acquistò un palazzo di fronte alla chiesa di Sant'Agostino, che era della famiglia Di Somma, trasportandovi gli uffici e l'archivio. Qui i registri ebbero lunga dimora, fino a quando, intorno al 1540, avendo il vicerè don Pietro di Toledo trasformato l'antico castello di Capuana in sede dei Tribunali, vi fece trasferire l'antico archivio della Cancelleria. Ancora più lunga fu questa nuova dimora di quell'archivio, al quale si aggiunsero successivamente gli archivi della Regia Camera della Sommaria e di molte altre magistrature. Solo verso il 1845, in esecuzione del real rescritto di Ferdinando II del 25 aprile 1835, tutti gli archivi furono trasportati da Castel Capuano nel vasto fabbricato del soppresso monastero benedettino dei Santi Severino e Sossio, dove entrarono a far parte del Grande Archivio del Regno.
ambiti e contenuto
L'archivio angioino era costituito da tre raccolte diverse di atti: i "Registri" in pergamena, i "Fascicoli" in carta, le "Arche" in pergamena ed in carta bambagina. Gli atti dati dalla Cancelleria angioina venivano trascritti fin dai primi tempi in "quaterni" di pergamena, detti anche "registri", che seguivano ordinariamente la Regia Curia. Aumentando il numero dei registri, si cominciò a depositarli nei castelli regi. La prima notizia di un archivio angioino ci è data da tre mandati dati in Corneto il 9 settembre del 1269, in cui si parla di sedi nei castelli di Melfi, Canosa e Lucera. Abbiamo notizie di frequenti trasferimenti di registri da un luogo ad un altro. E così per quasi tutto il regno di Carlo I i registri della Cancelleria erano conservati in luoghi diversi fra cui i castelli dell'Ovo e di Capuana in Napoli, nella torre di Sant'Erasmo presso Capua, nei castelli di Bari, di Trani, di Melfi, di Lagopesole. Solo l'8 ottobre 1284 il Re ordinò che fossero ricercati e riuniti tutti i registri presso la Regia Curia. Questo concentramento degli archivi avvenne in Bari, dove il 21 novembre dello stesso anno ne fu fatto un inventario, riportato in uno dei registri superstiti. Fu allora constatata l'esistenza di 91 tra registri completi e gruppi di "quaterni". Il trasferimento di tutto l'archivio a Napoli avvenne soltanto ai tempi di Carlo II. Il 15 marzo 1290 maestro Guglielmo de Pontisera, custode dell'archivio delle "rationes" della Curia, riceveva in Napoli tutti i registri dei conti dei vari funzionari delle province. Nel 1299, poi, in virtù di una disposizione del 2 luglio, furono portati a Napoli molti altri registri, che stavano ancora a Melfi. Una parte dell'archivio, intanto, era stata trasferita alla fine del XIII secolo dal castello dell'Ovo nella casa che era stata di Pier delle Vigne a Sommapiazza, che apparteneva allora al cardinale Luca Fieschi. Qui risiedeva la Zecca delle monete, e da allora l'archivio stesso fu chiamato "della Regia Zecca". In tale occasione l'archivio stesso fu unito alla Camera dei Conti ed affidato ai Maestri Razionali. In seguito, per un ordine del re Roberto del 5 ottobre 1325, Zecca, Camera ed Archivio furono trasferiti nelle case della famiglia Vulcano a Porta Petruccia, nelle vicinanze di Santa Maria la Nova. Dopo soli sette anni, però, lo stesso re acquistò un palazzo di fronte alla chiesa di Sant'Agostino, che era della famiglia Di Somma, trasportandovi gli uffici e l'archivio. Qui i registri ebbero lunga dimora, fino a quando, intorno al 1540, avendo il vicerè don Pietro di Toledo trasformato l'antico castello di Capuana in sede dei Tribunali, vi fece trasferire l'antico archivio della Cancelleria. Questa sistemazione sarebbe durata a lungo. All'archivio si aggiunsero successivamente le carte della Regia Camera della Sommaria e di molte altre magistrature. Solo verso il 1845, in esecuzione del real rescritto di Ferdinando II del 25 aprile 1835, tutti gli archivi furono consegnati al Grande Archivio del Regno e trasportati quindi da Castel Capuano nel vasto fabbricato del soppresso monastero benedettino dei Santi Severino e Sossio. L'archivio distrutto nel 1943, era costituito da 375 registri in pergamena e 3 in carta; da 4 registri frammentari detti "registri nuovi"; da 66 volumi in carta, intitolati "fascicoli"; da 37 volumi di atti in pergamena, originali, detti "arche in pergamena" e da 21 volumi di atti in carta, pure originali, detti "arche in carta". Dalla rovina si salvarono, oltre a qualche frammento, i repertori del Sicola, del Chiarito, del Borrelli e tre volumi dei "Notamenta" di Carlo de Lellis.Nel 1944 Riccardo Filangieri, soprintendente agli Archivi napoletani, si fece promotore della ricostruzione dell'archivio angioino tramite originali, copie, manoscritti, microfilm e fotocopie esistenti nell'ASN ed altrove, pubblicati o raccolti da studiosi italiani e stranieri di ogni tempo.I documenti e le notizie rinvenute vennero e vengono raggruppati nell'ordine e nelle serie dei registri, fascicoli ed arche, in pergamena ed in carta, secondo l'appartenenza. L'Accademia pontaniana, su proposta di Benedetto Croce, si assunse l'onere della pubblicazione. Il primo volume, "I registri della cancelleria angioina ricostruti da Riccardo Filangieri con la collaborazione degli archivisti napoletani", vide la luce a Napoli nel 1949.
strumento di ricerca
0542 Armadio I - Manoscritti di Riccardo Filangieri - Manoscritti Bianca Mazzoleni
1034 Ricostruzione dell'archivio della cancelleria angioina