serie
Enti
codice
0000000440
intestazione autorizzata
Real commissione dei titoli di nobiltà
contesto: Regno delle due Sicilie
date: 1833 - 1861
date di esistenza
1833 - 1861
storia
Allo scopo di disciplinare e controllare il passaggio, la trasmissione ed
il legittimo uso dei titoli nobiliari, con il decreto 23 marzo 1833 fu
istituita la Real Commissione dei titoli di nobiltà, che, in base al
successivo decreto del 29 settembre 1834, ebbe anche il compito di
fornire pareri sull'interpretazione dei diplomi di concessione dei titoli,
quando vi fosse contrasto tra membri della stessa famiglia sulla loro
spettanza, mentre sugli abusi dovevano vigilare gli intendenti delle
provincie. Posta dapprima alle dipendenze del Ministero di grazia e
giustizia, poi, dal 1848, di quello della Presidenza del Consiglio dei
Ministri, la Commissione sostituiva il Consiglio dei maggiorati, che a
sua volta aveva ereditato le competenze del precedente Tribunale
conservatore della nobiltà. Quest'ultima magistratura, dopo l'abolizione
dei sedili di Napoli nel 1800 e l'annullamento dei privilegi accordati
precedentemente, aveva avuto il compito di conservare il Libro d'oro
della nobiltà napoletana, nel quale erano notate tutte le famiglie ascritte
alle piazze, salvo il diritto del re di aggregarvi altri personaggi distinti e
benemeriti. Il tribunale teneva poi anche un registro delle famiglie che
possedevano feudi da 200 anni, uno per le famiglie dell'Ordine di
Malta, uno per tutti i nobili già ascritti ai sedili ed uno dei preti nobili
aspiranti alle cappellanie del tesoro di S. Gennaro, che erano di regia
collazione. La Commissione era costituita da un presidente, un
vicepresidente, 7 consiglieri effettivi e 4 supplenti. Le funzioni di
pubblico ministero, che consistevano nell'istruire le domande su cui
doveva poi deliberare la Commissione, erano esercitate dal
procuratore generale della Corte suprema di giustizia di Napoli o da
quello di Palermo, a seconda che il re risiedesse nei domini al di qua o
al di là del faro. In ogni caso le deliberazioni diventavano esecutive
solo se approvate dal sovrano. I diplomi originali di nobiltà erano
conservati dapprima presso il Ministero della Cancelleria generale del
regno, istituita nel 1816, e a partire dal 1822 dal Ministero della
Presidenza del Consiglio dei Ministri. Anche gli ordini equestri, di cui
era gran maestro il re, furono amministrati prima dal Ministero di Casa
Reale e degli ordini cavallereschi e, a partire dal 1832, dal Ministero
della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Gli ordini che erano
conferiti dal re erano l'Ordine di S. Gennaro, l'Ordine di S.
Ferdinando e del merito, l'Ordine Costantiniano di S. Giorgio e
l'Ordine di Francesco I. La Commissione provvedeva anche alle
richieste degli aspiranti alla compagnia delle guardie del corpo, il
reggimento che, subentrato nel 1813 a quello delle guardie d'onore,
era addetto al
"servizio delle reali persone e de' reali appartamenti". A questo corpo
militare, diviso fra guardie a cavallo e guardie a piedi, potevano essere
ammessi, in base al decreto del 1 agosto 1815, i nobili "di nobiltà tale,
quale è stato sempre l'aspirante a far le pruove di giustizia dell'Ordine
gerosolimitano". Nuovi requisiti per l'ammissione furono poi aggiunti
con decreti del 21 giugno 1833, che assegnarono al corpo i servizi
prima prestati dai Reali Alabardieri di Napoli e di Sicilia. La
Commissione fu poi abolita con il decreto luogotenenziale del 17
febbraio 1861.
condizione giuridica
uffici centrali preunitari
relazioni gerarchiche - ente superiore
Regno di Napoli. Regno delle Due Sicilie. Ministero di grazia, giustizia e affari ecclesiastici (1815 - 1817) / Regno delle Due Sicilie. Ministero di Grazia e Giustizia (1817 - 1860)
Ministero della presidenza del consiglio dei ministri, Napoli, Regno delle Due Sicilie (1822 - 1860)
documentazione collegata
Real Commissione dei titoli di nobiltà
fonti
G. LANDI: Istituzioni di diritto pubblico del Regno delle Due Sicilie (1815-1861), Napoli, Giuffrè, 1977, tomo I, pp. 146 - 151.
F. TRINCHERA: Degli Archivii Napolitani, Napoli, Archivio di Stato di Napoli, 1872, pp. 428 - 429.