serie
Enti
codice
0000000800
intestazione autorizzata
Segreteria di stato d'azienda, Napoli
contesto: Regno di Napoli; Repubblica partenopea
date: 1737 - 1806
date di esistenza
1737 - 1806
storia
Pochi mesi dopo la conquista del Regno di Napoli da parte di Carlo di Borbone, e precisamente il 20 settembre 1734, Giovanni Brancaccio venne mandato dalla corte di Madrid a Napoli con la qualifica di "soprintendente generale delle rendite reali", incaricato di curare il ramo delicatissimo delle finanze. La Segreteria di Stato d'azienda (dallo spagnolo "hacienda" = ricchezza, beni, fortuna), istituita con dispaccio del 30 luglio 1737, ebbe come primo titolare proprio il Brancaccio, il quale accentrò nelle sue mani, nella duplice qualità di segretario e di soprintendente, tutta la materia finanziaria, controllando così la segreteria e le sue dipendenze. Quest'organo di governo aveva, secondo Catello Salvati, relazioni dirette con importanti magistrature: Tribunale della real Camera di Santa Chiara; Magistrato del commercio; Soprintendenza generale d'azienda; Consolato di mare e terra con i cinque consolati del Regno; Camera di Santa Chiara per le materie consultive; Giunta di Sicilia; Tribunale della città, o di San Lorenzo, con le sue deputazioni, inclusa quella della salute con il suo soprintendente; delegati degli arrendamenti; delegati dei banchi; Giunta di annona; Giunta delle annone del Regno; prefetto dell'annona; eletto del popolo e altre giunte particolari; presidi e udienze per tutte le dipendenze che riguardavano l'interesse dell'azienda e per le materie che avevano relazione con i magistrati dipendenti dalla stessa Segreteria; Tribunale della Dogana di Foggia; governatore generale delle dogane degli Abruzzi; officine di conto e ragione; dipendenze del Regno di Sicilia; Presidî di Toscana per il ramo di Azienda. Malgrado la creazione di una Segreteria apposita, furono proprio queste magistrature a esercitare i compiti caratteristici dell'attività finanziaria: accertamento, riscossione e controllo. La "finanza attiva", quindi, rimase attribuzione della Camera della Sommaria - che curava l'esazione di parecchi beni del real patrimonio e riceveva i conti annuali dei percettori del Regno, revisionava i conti degli amministratori delle università, esaminava e discuteva i "relevi" - e della Soprintendenza, cui erano affidati il ramo delle dogane e la riscossione degli "estagli" degli arrendamenti.
La Segreteria d'azienda si reggeva su tre ufficiali: uno per gli affari economici e contenziosi, uno per gli affari di commercio e di salute e un terzo per il servizio della tesoreria generale. Il segretario controllava il movimento delle rendite della "Regia Camera" e di quelle amministrate dalla "Soprintendenza generale", nonché gli introiti e gli esiti delle rendite del Regno di Sicilia. Analoga vigilanza esercitava sul movimento delle spese, al punto che la Tesoreria generale non poteva effettuare alcun pagamento senza darne notizia al segretario d'azienda. La funzione di controllo era integrata da un'attività collaterale, svolta per mezzo della cosiddetta "Giunta dei fiscali", che sedeva in permanenza presso la Segreteria allo scopo di studiare le possibilità di miglioramento del gettito delle entrate mediante l'analisi delle rendite e delle alienazioni fatte dalla corte, ivi compresa la vendita degli arrendamenti, dei quali poteva proporre la ricompra. Nella sfera di competenza della segreteria rientravano, infine, gli affari di commercio, la cui trattazione era affidata a un'altra magistratura particolare, la "Conferenza di commercio", che decideva su questioni riguardanti la costruzione dei porti, la navigazione e il traffico marittimo.
Dal 1755 al 1759 alla Segreteria d'azienda vennero aggregati anche gli affari di guerra, marina, la Giunta del Corriere maggiore e il fondo lucri. Il 19 novembre 1782 la carica di segretario d'azienda scomparve, lasciando il posto a un organo collegiale denominato "Supremo Consiglio di azienda", o "delle finanze", che ebbe l'effettiva direzione generale dell'economia. In tale occasione furono anche sottratte alla competenza del Supremo Consiglio, per attribuirli alla Segreteria di guerra e marina, alcuni affari: la marina mercantile, la navigazione, la pesca, il commercio marittimo, il Consolato di mare e terra, la Soprintendenza dei porti, la Giunta della navigazione mercantile, la Soprintendenza e Deputazione generale di salute, il Tribunale di commercio per tutto quanto concerneva i traffici marittimi.
Il primo Consiglio fu composto da sette membri: un presidente direttore delle finanze, con le prerogative di segretario di Stato, e sei consiglieri, tre di diritto - nelle persone dei segretari di Stato in carica preposti agli altri tre rami - e tre ordinari. Il presidente aveva il compito di dirigere le discussioni del Consiglio, emettere gli ordini relativi a introiti e pagamenti per la tesoreria generale e per le officine di conto e ragione, e riferire al sovrano le risoluzioni o le proposte adottate. I tre consiglieri ordinari si incaricavano di istruire le pratiche affidate a ciascuno di loro e di riferire in Consiglio a voce o per iscritto. Le deliberazioni approvate dal re venivano quindi trasformate in decreti a cura del presidente; i decreti, infine, erano consegnati ai consiglieri competenti per l'esecuzione.
In tal modo il Supremo Consiglio di azienda assorbì tutte le attribuzioni appartenute precedentemente alla Soprintendenza generale e alla Segreteria di azienda. Fu quindi stabilito che le rispettive segreterie passassero alle dipendenze del Supremo Consiglio, il quale si trovò ad avere due segreterie: quella della cessata azienda e quella della Soprintendenza generale, non ancora ufficialmente soppressa, ma di fatto inesistente.
Nel luglio del 1784 la carica di presidente venne abolita e sostituita con quella di "direttore". L'incarico di riferire al sovrano e di predisporre i relativi decreti fu invece trasferito ai tre segretari di Stato componenti di diritto del Consiglio. Nel 1793, poi, sotto l'incalzare dei gravi avvenimenti politici che travagliarono l'Europa, si pensò di riformare tutta l'organizzazione delle finanze per far fronte alle emergenze, anche e soprattutto economiche, che la difesa del Regno comportava. In via provvisoria, dunque, gli affari relativi ai banchi vennero sottratti alla competenza del Supremo Consiglio d'azienda e attribuiti a Saverio Simonetti, segretario di Stato di grazia e giustizia. Permanendo e, anzi, aggravandosi lo stato di turbamento del Regno - ed essendo passato a dirigere l'intero ramo delle finanze lo stesso Simonetti - il Consiglio d'azienda non venne più convocato, senza per questo essere ufficialmente abolito. Anche quando, in seguito, parve tornare la tranquillità, le finanze furono regolate dai direttori a esse preposti, senza l'aiuto del Consiglio, del quale sopravvisse traccia solo nel ramo delle dogane e degli arrendamenti, affidato alle cure di Nicola Codronghi, dotato della qualifica di "intendente generale di dogana e arrendamenti", carica che - secondo Catello Salvati - ricordava la vecchia Soprintendenza generale.
Nel 1803, essendo stato licenziato Giuseppe Zurlo dalla carica di direttore, il Supremo Consiglio delle finanze venne ripristinato e affidato alla presidenza del marchese Francesco Seratti; questi, tuttavia, fu rimosso dall'incarico in quello stesso anno e sostituito da Luigi de' Medici in qualità di vicepresidente. Il 16 dicembre 1803 si decise la definitiva abolizione del Consiglio delle finanze, nonché il ristabilimento della Segreteria di azienda e la contemporanea istituzione di un "Consiglio consultivo di Finanza", con competenza limitata solo a determinati affari, quali la rettificazione dei tributi, il miglioramento dell'agricoltura, delle arti e del commercio, il riordinamento della tesoreria, la ricompra degli arrendamenti, la costruzione delle strade, le bonifiche e l'istituzione degli intendenti di finanze provinciali. Lo stesso de' Medici poi, il 18 aprile del 1804, ricevette la nomina a segretario di Stato d'azienda.
La Segreteria venne soppressa dal governo di Giuseppe Bonaparte nel 1806. Le sue funzioni furono ereditate dal Ministero delle finanze, fondato con decreto del 23 novembre 1806.
condizione giuridica
uffici centrali di Antico regime
documentazione collegata
Segreteria di Stato d'azienda
fonti
C. SALVATI, "L'Azienda e le altre segreterie di Stato durante il primo periodo borbonico (1734-1806)", Roma, 1962.