serie
Enti
codice
0000000860
intestazione autorizzata
Notai, Napoli e provincia
contesto: Regno di Napoli
date: sec. XV - sec. XVIII
date di esistenza
sec. XV - sec. XVIII
luogo/hi
Napoli
Provincia di Napoli
storia
A Napoli fin dal IX sec. l' "ars notaria" era appannaggio dei "curiales", una casta chiusa di notai laici, che compilavano gli atti adoperando un particolare tipo di scrittura detta appunto "curialesca". Essi formavano quasi una corporazione municipale con un "primarius", capo dei curiali, un "tabularius" che autenticava le copie con il "primarius", lo "scrinarius", addetto alla custodia dei documenti e lo "scriptor", una sorta d'alunno che col tempo poteva raggiungere i gradi più alti della gerarchia.
L'archivio della loro curia conservava e registrava la copia anche delle scritture emanate "ut perpetuam firmitatem haberent", mentre non è dimostrato storicamente se i curiali conservassero talvolta presso di sè le schede o protocolli degli atti rogati. Erano riconosciuti come pubblici ufficiali anche dalla legislazione federiciana che cercò di frenarne l'uso della scrittura e definì le mansioni dei giudici a "contractus" o annali accanto ai notai che esercitavano analoghe mansioni anche a Sorrento, Amalfi, Ravello, Gaeta ecc. La loro esistenza è ancora attestata in epoca angioina, per poi cedere il posto nella seconda metà del XIV sec. al "notarius publica auctoritate" o "publica et apostolica auctoritate", redattore degli atti privati in forma pubblica.
Lo status del notaio rimase tuttavia confuso, a causa della decadenza dell'arte notarile tra la fine del sec. XIV e la prima metà del sec. XV anche perché la professione non fu esercitata soltanto dalla nobiltà, ma anche da persone di ogni rango. Un cambiamento significativo si ebbe durante l'età aragonese.
Ferdinando I infatti dispose nel 1477 ai notai la consegna, all'inizio di ogni anno, dei protocolli al priore. Ferrante non si limitò a questa misura, ma impose loro anche l'obbligo dell'immatricolazione in appositi registri, pena la perdita dell'ufficio, con la registrazione completa del loro nome, e dell'annotazione di tutto ciò che li riguardasse. Ferrante stabilì regole per la consegna dei protocolli notarili al capo della congregazione, limitò il numero dei notai nella capitale e nelle altre terre con speciali disposizioni e dispose che essi si riunissero ogni trimestre per trattare i problemi della loro categoria a Napoli davanti ad un giudice della Gran Corte, e nelle altre località alla presenza di un capitano o di un assessore. Anche la morte di un notaio doveva essere pubblicamente denunciata. Importante era anche la nuova procedura della compilazione e della tenuta dei protocolli, perché il protocollo da questo momento divenne esso stesso autentico ed originale, mentre il termine scheda cominciò a indicare l'insieme dei protocolli appartenenti allo stesso notaio. L'autorità del notaio, sorretta da tante formalità di rito, è alla fine del secolo XV ormai fuori discussione. La redazione degli atti notarili si fece più ordinata, salvo a precipitare di nuovo verso la fine del secolo e, più ancora in quello successivo, in schemi intricati. Resta, tuttavia, permanente il beneficio dell'ordine e della sistematicità nella compilazione dei protocolli e nella loro più attenta conservazione.
Durante il viceregno due prammatiche del 14 gennaio e del 18 marzo 1609 stabilirono l'esazione dei diritti d'archivio e il principio della pubblicità delle scritture. Constatati abusi e inadempienze, con una prammatica del 15 ottobre 1631, che faceva seguito ad analoghe disposizioni del 6 novembre 1572, si ribadì che tutti i notai del regno dovessero presentare i privilegi necessari per esercitare la professione nella Cancelleria regia e provvedere a farli registrare e munire di suggello. Con una prammatica del 10 luglio 1651 si ordinò ai notai di scrivere "per extensum nei loro protocolli tutti i contratti che da essi si stipuleranno" L. Giustiniani, Nuova Collezione delle prammatiche del Regno di Napoli, Napoli 1804, VIII, p. 114).
Con la chiarezza e la precisione che caratterizzarono la legislazione del decennio francese a Napoli, il Regolamento del 3 gennaio 1809 dichiarò definitivamente che "i notai sono funzionari pubblici [nominati a vita dal re], istituiti per ricevere gli atti e contratti, a' quali le parti debbono o vogliono far imprimere il carattere di autenticità inerente agli atti della pubblica autorità, onde assicurarne la data, conservarne il deposito e rilasciarne gli estratti e le copie".
tipologia funzionale
notai
condizione giuridica
enti pubblici
documentazione collegata
Archivi Notarili
fonti
J. MAZZOLENI, Manuale di archivistica", Napoli, 1972.
C. SALVATI, Paleografia e Diplomatica dei documenti delle province napoletane, Napoli, 1978.
C. SALVATI, Archivistica tematica, Napoli, Liguori, 1981, pp. 47-55.
D. RODIA, Le schede notarili dei secoli XV-XVI-XVII, in Notizie degli Archivi di Stato, II (1942), pp. 202-207.