struttura gerarchica
serie
Lettere farnesiane
livello di descrizione
collection
titolo e estremi cronologici
Lettere farnesiane1539 - 1723
unità di descrizione Anagrafe collegata
Farnese
descrizione fisica
buste  2
fascicoli  242
soggetto produttore
Farnese, casa regnante sec. XV-XVIII
collocazione
stanza 218
storia archivistica
Delle lettere farnesiane di cui si presenta qui la descrizione non è stato possibile individuare con certezza la provenienza.
Fondato da Ranuccio I Farnese nel 1592, l'archivio ducale restò a Parma fino al 1736, da cui Carlo di Borbone, erede di Elisabetta Farnese, divenuto re di Napoli dopo aver retto il ducato tra il 1731 e il 1734, vi trasferì la documentazione.
Le carte furono poi in parte restituite a Filippo di Borbone - duca di Parma, Piacenza e Guastalla dal 1748 a seguito del trattato di Aquisgrana - in tre diversi momenti, negli anni 1749, 1766-67 e 1788-89.
Sulla base del criterio di ordinamento per materia dell'epoca, i documenti vennero suddivisi in nove sezioni, oltre a costituire una "Raccolta storica" e una "Raccolta di uomini illustri".
All'atto della restituzione, si intese lasciare a Napoli le carte relative agli interessi degli eredi farnesiani a Napoli e a Roma, la corrispondenza con agenti e rappresentanti diplomatici all'estero e con potenze estere, il carteggio di Margherita d'Austria e le carte inerenti il suo governo nei Paesi Bassi, i documenti riguardanti i diritti di successione della Casa Farnese e l'Ordine Costantiniano, quelli relativi al Concilio di Trento e alle questioni religiose in genere.
In realtà il criterio definito per la selezione delle carte non fu osservato perfettamente, e quando nel 1868 l'archivio passò all'amministrazione archivistica italiana in esso si trovavano compresi anche documenti appartenenti al Ministero di Casa Reale (da cui era stato acquisito durante il regno di Francesco I di Borbone) e all'Intendenza generale degli allodiali.
Gli smembramenti avvenuti nei secoli e le lacune causate dalle distruzioni belliche nel 1943 a Napoli e nel 1944 a Parma hanno ulteriormente complicato i rapporti tra i due nuclei documentari.
Si segnalano i corrispondenti che compaiono più di frequente, e sono senza dubbio gli appartenenti al Casato Rossi di San Secondo (oggi San Secondo Parmense) e i componenti della famiglia Capizucchi di Roma.
Per informazioni sulle complicate e avventurose vicende dell'archivio dei Rossi di Parma, in particolare del ramo di San Secondo, si rimanda all'articolo di Gabriele Nori ""Nei ripostigli delle scanzie". L'Archivio dei Rossi di San Secondo" in "Le signorie dei Rossi di Parma tra XIV e XVI secolo", a cura di Letizia Arcangeli e Marco Gentile. Firenze, University Press, 2007: l'Autore ne riconosce la consistente presenza nella Biblioteca Corsiniana di Roma e nell'Archivio di Stato di Parma.
Per quanto riguarda la famiglia Capizucchi, alcuni documenti sono contenuti nell'archivio privato Cenci Bolognetti - vigilato dalla Soprintendenza Archivistica e Bibliografica del Lazio - in quanto i figli di Ludovico Cenci, Valerio, Mario e Tiberio, ereditarono i beni della zia paterna Clizia, vedova di Girolamo Capizucchi (1587); si segnala inoltre un manoscritto, suddiviso in 4 volumi, conservato nella Biblioteca Nazionale Centrale di Roma (coll. Vitt.Em.542 - 545) che ripercorre la storia della nobile famiglia romana, redatta ad opera dell'abate cistercense Giulio Lucenti.
strumento di ricerca
1061 Lettere farnesiane
informazioni redazionali
Il lavoro di riordinamento e schedatura e la realizzazione dell'inventario è stato effettuato dall'archivista Barbara Orciuoli.