serie
Persone
codice
0000000398
intestazione autorizzata
Cione, Domenico Edmondo, docente, filosofo, politico, (Napoli 1908 - Napoli 1965)
date di esistenza
1908 - 1965
luogo/hi
Napoli  (residenza)
storia
Domenico Edmondo Cione nacque a Napoli il 7 giugno 1908 da Stefano Cione, brillante avvocato di origine pugliese e da Emilia Faraone, proveniente da una agiata famiglia di commercianti. Compiuti i suoi studi prima presso il consolato germanico, poi presso il Liceo- ginnasio Vittorio Emanuele II, si iscrisse nel 1923 al Collegio militare della Nunziatella. Il Cione, sottoposto a una severa educazione familiare e a una altrettanto severa disciplina scolastica, manifestò idealmente i primi segni di ribellione rivolgendo precocemente il suo interesse verso gli studi storico-filosofici e allontanandosi dall'ambiente autoritario della Nunziatella nel 1926.  
Grazie a Floriano del Secolo cominciò a frequentare la casa di Benedetto Croce, del quale divenne allievo, accettandone in pieno le idee e gli insegnamenti.
La sua prima opera, pubblicata a Napoli nel 1929 e intitolata "Il dramma religioso dello spirito moderno e la Rinascenza", in cui aveva preso posizione contro Giovanni Gentile, gli procurò violente critiche da parte dei fascisti. La frequentazione di casa Croce non gli impedì tuttavia, di collaborare con alcuni giornali e periodici del regime.  
Nel 1930 conseguì la laurea in giurisprudenza e nel 1932, assecondando le sue reali aspirazioni, conseguì quella in lettere e filosofia. Nel 1933 concorse a un posto di ordinatore di biblioteche e ne ottenne l'incarico presso la Biblioteca Nazionale di Venezia. Nel 1936 fu trasferito presso la Biblioteca Nazionale di Firenze. A questi anni risalgono i suoi rapporti epistolari con alcuni esponenti dell'opposizione liberale come il conte Sforza, Mario Vinciguerra, Alessandro Casati ed altri personaggi di quel tempo.
Gli anni '40 segnarono una svolta nella vita personale, politica e intellettuale di Edmondo Cione. Proprio nel 1940, a causa dell'intercettazione di una sua lettera, il cui contenuto era stato male interpretato, Cione fu arrestato dalla polizia e internato nel campo di concentramento di Colfiorito presso Foligno, e in seguito confinato a Montemurro Lucano. In questi anni egli maturò la revisione delle idee antifasciste e decise di abbandonare le posizioni liberali; evento non meno significativo nella vita del Cione fu la definitiva rottura dei suoi rapporti con Benedetto Croce, a causa della revoca da parte del Croce della compilazione di un volume celebrativo, che Edmondo Cione aveva preparato sull'opera e sul pensiero del filosofo.
Il volume fu poi pubblicato dalla casa editrice Laterza di Bari nel 1942 con il titolo "L'opera filosofica, storica e letteraria di Benedetto Croce".
Dopo l'internamento e il confino del 1940, ritornato in libertà, Cione fu in servizio come bibliotecario presso la Biblioteca Braidense di Milano; collaborò nel 1941 alla rivista diretta da Federico Chabod "Popoli", dell'Istituto per gli studi di politica internazionale. Nel 1942 ottenne la libera docenza di storia della filosofia e nel 1949 quella di storia moderna. Tra le sue numerose opere, il volume edito a Milano nel 1944 e intitolato "Benedetto Croce", la cui polemica prefazione era stata pubblicata anticipatamente sul Corriere della Sera, procurò a Edmondo Cione numerosi consensi anche da parte di Benito Mussolini, che Cione incontrò personalmente grazie alla mediazione dell'allora Ministro della Cultura Biggini. Nel 1945 il Cione fondò, col consenso di Mussolini, il "Raggruppamento nazionale repubblicano socialista" e il giornale "L'Italia del Popolo" che, sollevando l'ostilità dell'ala fascista più estrema, dopo soli 12 numeri fu sospeso a causa di una polemica con l'Associazione dei mutilati. Soggetto all'epurazione alla fine della seconda guerra mondiale, Edmondo Cione nel 1946 fu reintegrato nel suo posto di professore di liceo e nel 1948 anche all'Università degli studi di Napoli dove tenne corsi di filosofia. Nel 1951 entrò nel Movimento Sociale Italiano e nello stesso anno fondò la rivista "Nazionalismo popolare". Nel 1952 fu eletto consigliere e poi assessore allo Stato civile della Giunta di Napoli, che aveva alla sua testa Achille Lauro. Nel 1953, dopo essersi candidato al Senato come esponente del M.S.I. senza riuscire eletto, entrò nelle file della Democrazia Cristiana.
Collaborò con numerose riviste culturali e filosofiche e con diverse testate giornalistiche, quali il "Roma" di Napoli, il "Tempo" di Roma, la "Gazzetta del Mezzogiorno" di Bari. Tra le opere a stampa ricordiamo la "Bibliografia Crociana" del 1956, nella quale sono riportate sistematicamente e cronologicamente le opere di Benedetto Croce e le opere su Benedetto Croce; l'opera "Francesco de Sanctis e i suoi tempi" vincitrice nel 1961 del Premio Napoli e due volumi di resoconti di viaggi, "Quest'Europa" e "Fascino del mondo arabo", pubblicate la prima a Napoli nel 1958 e la seconda a Bologna nel 1962. In esse l'autore sembra esprimere il senso finale che, personalmente attribuiva all'esistenza umana.
Edmondo Cione morì a Napoli il 12 giugno 1965. Fra le sue ultime volontà vi fu quella di donare all'Archivio di Stato di Napoli, pochi mesi prima di morire, il suo archivio personale, affinché esso non andasse disperso e perché fosse messo a disposizione degli studiosi.
documentazione collegata
Edmondo Cione
fonti
Gennaro Incarnato, in Dizionario biografico degli italiani, pagg. 677-680.
Lutz Klinkhammer, L'occupazione tedesca in Italia (1943-1945), Torino, Bollati Boringhieri, 1993.