Michele Debbane, console napoletano ad Alessandria, riferisce a Fulco Antonio Ruffo, duca si Santa Cristina, ministro degli affari esteri, sulle agitazioni politiche di sudditi sardi, romani e toscani e su manifestazioni patriottiche ad Alessandria, inneggianti a Carlo Alberto, re di Sardegna, e al pontefice Pio IX 1847 set. 29
Saverio de Martino, console napoletano a Tunisi, informa Giustino Fortunato, ministro degli affari esteri, sull'approdo di un vapore sardo "avente a bordo il tanto rinomato general Garibaldi [...] con istruzioni al console [sardo] di farlo qui disbarcare". il Bey ha negato il permesso di sbarco per "non voler nel suo stato somiglianti soggetti espulsi per cause politiche" 1849 set. 20
Saverio de Martino, console napoletano a tunisi, informa Giustino Fortunato, ministro degli affari esteri, della ripartenza per Cagliari e Genova di Garibaldi che "avea prescelto questa residenza per esser il punto più prossimo al continente ed avrebbe, in questo paese, ora rifugio di numerosi malintenzionati europei, fatto nascere de' gravi sconcerti" 1849 ott. 02
Carlo Filangieri, principe di Satriano, duca di Taormina, luogotenente generale napoletano "nei Reali Domini al di là del Faro" scrive a Luigi Carafa, duca di Traetto, ministro degli affari esteri, notando che "i novatori, i mazziniani, i federalisti e tutta la triste genia che aspira a mutazioni di Stato, fanno assegnamento sulla guerra e van sussurrando che la Francia e l'Inghilterra faran leva in una guerra colle Potenze del Nord coll'elemento rivoluzionario e si aspettan quindi da un momento all'altro di vedere l'Italia in combustione" 1853 nov. 15
Giovanni Gioeni Cavaniglia, principe di Petrulla, ministro plenipotenziario napoletano a Vienna, scrivendo a Luigi Carafa, duca di Traetto, ministro degli affari esteri, mette a fuoco la posizione dell'Austria nell'Italia Settentrionale: "L'attenzione di questo Governo imperiale è ora più che mai seriamente rivolta allo stato politico dell'Italia, ove, abbenchè la pace e la pubblica tranquillità non sia stata menomamente turbata e non abbiasi a deplorare alcun manifesto tentativo di insurrezione, pure la maggioranza degli abitanti e sopra tutto gli esaltati che non sono in picciol numero, non lasciano di tenere i loro sguardi rivolti agli avvenimenti de' quali l'Oriente è teatro [...]. se a questo si aggiungono i maneggi dell'emigrazione lombarda, l'arrivo in Piemonte del famigerato Garibaldi [...] si scorgerà chiaramente che questo Imperiale Governo ha ragione di preoccuparsi dello stato delle provincie italiane dell'Impero" 1854 mag. 25
Emiddio Antonini, ministro plenipotenziario napoletano a Parigi, riferisce a Luigi Carafa, duca di Traetto, che "avendo presentito che il Governo piemontese fosse stato richiesto di mandare due divisioni di truppe in Oriente[...], effettivamente tempo fa il Gabinetto britannico fece esprimere a Torino il desiderio di veder 14 o 15 mila uomini tra le truppe anglo-francesi in Oriente, ma il Gabinetto sardo fece chiaramente conoscere di non volersi aderire, non potendo diminuire le sue forze in faccia ad avvenimenti che potrebbero presentarsi in Italia" 1854 giu. 30
Emiddio Antonini, ministro plenipotenziario napoletano a Parigi, scrive a Luigi Carafa, duca di Traetto, ministro degli affari esteri: "Da Torino conoscerà i dettagli dell'accessione del Piemonte al trattato di alleanza tra la Francia e l'Inghilterra. Sebbene si dica in quel trattato che non debbasi aspirare a nessun vantaggio individuale, si crede nondimeno che il Piemonte abbia la promessa, nel caso della conquista della Crimea, di riottenere alcuni degli stabilimenti che possedevano i Genovesi. L'Austria ritira dal trattato la sicurezza della quiete della Lombardia. Anzi si è spinta la cosa fino all'epigramma dicendosi che quindicimila piemontesi andranno sotto gli ordini del maresciallo Radeski" 1855 gen. 16
Edoardo Targioni, console a Costantinopoli, scrive a Luigi Carafa, duca di Traetto: "Spedisco qui unito a V. E. due supplementi ed un brano del Giornale di Costantinopoli, in cui sono riferiti alcuni particolari della battaglia avvenuta il 16 del corrente sulla Tchernaja [...]. Non saprei dire se perchè effettivamente lo meritino, o per fini politici, qui si tributano i maggiori encomi al valore delle Truppe Piemontesi ed a' loro Generali. Sembra però indubitato che l'artiglieria di quell'esercito si distinse nella battaglia del giorno 16 in modo da destar maraviglia, sia per il colpo d'occhio e la rapidità nel puntar batteria, ove si sarebbe quasi creduto impossibile, sia per la giustezza de' tiri con ciascuno de' quali si scavalcava quasi sempre un pezzo nemico, oltre il terribile fuoco di mitraglia che cogliendo di fianco i battaglioni Russi in ritirata, pare mal giudicati, ne fecero grande strage" 1855 ago. 23
Emiddio Antonini, ministro plenipotenziario napoletano a Parigi, scrive a Luigi Carafa, duca di Traetto, ministro degli affari esteri: "il Generale Piemontese Conte Lamarmora è partito per Londra. Egli protesta altamente che non sia vero che nel recarsi in Oriente, e passando pel Golfo di Napoli con la spedizione Piemontese, permettesse che si suonassero, e si cantassero inni rivoluzionari. Ha dato prova, dice egli, come detesti le mene rivoluzionarie; e che, se consentì di entrare nel nostro Golfo lo fu unicamente per prestarsi al desiderio che i Suoi Ufficiali mostravano di ammirarlo" 1856 gen. 26