struttura gerarchica
serie
150° anniversario dell'Unità d'Italia
livello di descrizione
liv.2
titolo e estremi cronologici
VI - Il difficile ritorno alla normalità
ambiti e contenuto
Il compito forse più difficile al quale vennero chiamate le Prefetture - in particolare quella di Napoli (ex-capitale del Regno) - fu quello di gestire il ritorno del Paese alla normalità quotidiana, rivolgendo una cura costante al diffondersi del dissenso politico e delle insoddisfazioni materiali dei cittadini, e puntando l'attenzione perfino su aspetti apparentemente marginali, come la causa animalista [55].

Nel 1862 l'ex-Prefetto La Marmora, nella sua qualità di commissario, dichiarò lo stato d'assedio nelle "province napoletane" [56], per arginare l'azione di Garibaldi [57]. Mentre si riducevano, almeno per le città capoluogo, i rischi legati alla criminalità [58], il Partito d'azione di Mazzini e Garibaldi doveva essere tenuto sotto controllo, secondo quanto prescrivevano gli ordini provenienti dal Ministro dell'Interno [59]: il loro piano per la liberazione del Veneto non era visto di buon occhio negli ambienti ministeriali [60] [61] [62].

Il più grave scontento nell'opinione pubblica fu causato dalla famigerata "tassa sul macinato", varata nel 1868 con il nobile intento di risanare le finanze pubbliche, ma che ebbe pesanti risvolti sui singoli cittadini [63]. Per questi motivi i Prefetti si comportarono con la massima prudenza, tentando di evitare ogni conflitto con la popolazione già fortemente penalizzata dalla crisi economica [64] [65] [66] [67]