struttura gerarchica
serie
Archivio Loffredo
livello di descrizione
fonds
titolo e estremi cronologici
Archivio Loffredo
storia istituzionale
Antica e nobile casata napoletana, i Loffredo, secondo gli antichi genealogisti Capece e Ammirato, hanno origine normanna, anche se la presunta origine dai Duchi di Gaeta li fa sembrare di origine longobarda.
Loffredo, conte di Montescaglioso, vivente all'epoca di re Guglielmo I ebbe confiscati i feudi. Ai suoi figli Roberto ed Enrico rimasero solo Castellaneta, Mottola, Martina, Palo e Modugno. Essi si sarebbero trasferiti a Napoli nel XIII secolo, venendo aggregati al patriziato locale.
Cecco, o Francesco, de Loffredo, presidente del Sacro Regio Consiglio, vice protonotario del Regno e reggente la Regia Cancelleria, nel 1515 acquistò da Elvira de Cordoba le terre di San Sossio e Zungoli e la città di Trevico.
Ferdinando, figlio del detto Francesco e di Beatrice Caracciolo, baronessa di Montefalcone, nel 1548, ottenne il titolo di marchese di Trevico e fu investito della castellania di Lecce; si distinse combattendo e respingendo le incursioni barbaresche del Barbarossa e del Dragut. Fu governatore di Terra d'Otranto e viceré dal 1570 al 1572.
Nel 1593 Carlo ottenne da Filippo II di Spagna il titolo di marchese di Sant'Agata, in provincia di Capitanata.
Nel 1604 Enrico per il matrimonio con Beatrice Guevara, la cui famiglia era feudataria di Potenza, poté fregiarsi del titolo di conte di Potenza.
Niccola Enrico, nel 1710, marito di Ginevra Grillo, dei marchesi di Clarafuentes e duchi di Mondragone, ottenne dall'imperatore Carlo VI il titolo di principe di Migliano.
Alla morte di Gerardo, nel 1801, i titoli passarono alla figlia Marianna che sposò Francesco Caracciolo, principe di Santo Bono. Da Marianna nacque Maria Luisa che andò sposa a Francesco Sanfelice dei duchi di Bagnoli. Quest'ultima morì senza lasciare discendenti e così i titoli di casa Loffredo furono devoluti alla Real Corona e poi accordati, per grazia del re Ferdinando II, al principe di Ischitella, Francesco Pinto, parente in quinto grado di Maria Luisa.
ambiti e contenuto
Lo Stato italiano acquistò l'archivio Loffredo nel 2002 dalle eredi della famiglia Sanfelice di Monteforte dei duchi di Bagnoli, e lo trasferì da Lauro, in provincia di Avellino, dov'era conservato nello storico palazzo di famiglia, all'Archivio di Stato di Napoli, che lo conserva in una sala monumentale, del monastero dei Santi Severini e Sossio, un tempo adibita a biblioteca.
La famiglia Loffredo, da secoli insediata nel Mezzogiorno d'Italia, oltre a detenere vasti possedimenti, faceva parte del Libro d'Oro della nobiltà napoletana in virtù della sua appartenenza ai seggi di Capuana e Portanova, attraverso i rami dei principi di Migliano, marchesi di Trevico e di Sant'Agata e dei principi di Cardito e di Monteforte.
In effetti, tre furono i rami in cui la famiglia si è sviluppata a partire dall'età moderna:
• quello principale dei marchesi di Trevico, marchesi di Sant'Agata, conti di Potenza, principi di Migliano e, infine, principi di Viggiano;
• i principi di Cardito e marchesi di Monteforte;
• i principi di Maida, duchi di Laconia, marchesi di Montesoro e di Rovereto, che si sono estinti nella seconda metà del Seicento nei Piccolomini d'Aragona.
L'enorme patrimonio documentario, che si sviluppa in 110 metri lineari di scaffalature, conserva almeno 390 pergamene secondo l'elenco di consistenza della dott.ssa Luigia Grillo, consegnato al soprintendente archivistico il 5 dicembre 2000, pochi anni prima del versamento dell'archivio gentilizio all'Archivio di Stato di Napoli.

Nell'archivio è raccolta la documentazione dell'eredità del principe di Migliano, comprendente le sottoserie Napoli, Diversi, Trevico, Sant'Agata, Potenza, Viggiano, San Sossio, Marano e Roma, che rimandano ai vari feudi posseduti dalla famiglia, a partire dall'età moderna, oppure ai luoghi dove i Loffredo possedevano beni di natura burgensatica. 
Nel 1548, Ferdinando, figlio del cosiddetto Cecco e di Beatrice Caracciolo, baronessa di Montefalcone, ottenne il titolo di marchese di Trevico e fu investito della castellania di Lecce; suo padre, Cecco, o Francesco, de Loffredo nel 1540 fu presidente del Sacro Regio Consiglio, vice protonotaro del Regno e reggente della Regia Cancelleria; acquistò da Elvira de Cordoba le terre di San Sossio e Zungoli e la città di Trevico. Ferdinando morì il 13 aprile 1573 e il figlio primogenito Francesco II ereditò le terre di Trevico, con il titolo di marchese. Il secondogenito di Ferdinando, Carlo, ottenne, poi, nel 1593 da Filippo II di Spagna il titolo di marchese di Sant'Agata, in provincia di Capitanata.
Quando il quarto marchese di Trevico, Francesco Loffredo, morì il 20 agosto 1625, senza lasciare figli, cadendo nell'assedio di Casale Monferrato, durante la Guerra dei Trent'anni, i suoi feudi, Trevico con il titolo di marchese, San Sossio e Zungoli spettarono alla linea dei marchesi di Sant'Agata.
I marchesi di Trevico e di Sant'Agata poterono, inoltre, fregiarsi del titolo di conti di Potenza dopo la morte della moglie di Carlo Loffredo, V marchese di Trevico e III marchese di Sant'Agata, ovvero di Beatrice Guevara, il 22 ottobre 1634, la cui famiglia era feudataria di Potenza.
Infine, nel 1710 Nicola Enrico ottenne dall'imperatore Carlo VI il titolo di principe di Migliano. Suo nipote, Francesco Loffredo, dichiarato erede del padre con decreto di Preambolo della Gran Corte della Vicaria del 30 aprile 1791, poté fregiarsi dei seguenti titoli: III principe di Migliano, XI marchese di Trevico, IX marchese di Sant'Agata, XV conte di Potenza, signore di San Sossio e Zungoli.
Il matrimonio nel 1760 di Francesco Loffredo con Maria Francesca di Sangro, ultima erede dei di Sangro principi di Viggiano consentirà all'unica figlia, Ginevra Loffredo, IV principessa di Migliano, di diventare, alla morte della madre, avvenuta il 25 agosto 1812, anche V principessa di Viggiano, facendo così confluire nell'archivio Loffredo la parte più rilevante della documentazione prodotta da quel ramo della famiglia di Sangro, ovvero il diplomatico pubblico e privato .

L'archivio della serie Cardito comprende, invece, le sottoserie, Cardito, Monteforte, Napoli e Diversi.
Le origini di questo ramo risalgono a Sigismondo Loffredo (†1539), patrizio Napoletano, dottore in legge, regio consigliere nel 1516, presidente del Sacro Regio Consiglio, con privilegio datato in Valladolid il 23 dicembre 1517. Comprò il feudo di Monteforte nel 1533, acquistò Cardito nel 1538 (con mero e misto impero, prime e seconde cause) da Cesare e Dianora di Gennaro, acquisendo anche Mugnano. Suo figlio, Giovanni Battista, signore di Monteforte, Cardito e Mugnano dal 1539, fu capitano generale spagnolo durante la campagna di Tunisi e cadde durante l'assedio nel 1543. Nel 1588 Giovanni Battista Loffredo diventerà il primo marchese di Monteforte e uno dei suoi figli, Mario, acquisirà nel 1637 anche il titolo di principe di Cardito. Le notizie su questi vari passaggi di proprietà, sono tratte dai Cedolari . Morto Mario Loffredo nel 1662, fu spedita significatoria contro Sigismondo suo figlio: risulta che le entrate feudali in questo periodo per Cardito e Monteforte assommavano ad annui ducati 1009.1, più 100 ducati sopra la dogana di Foggia e dei fiscali sopra Solofra . L'ultimo relevio reperito è quello del 1765 presentato dal principe Venceslao Loffredo: in questo relevio fa la sua prima apparizione Carditello con la sua chianca, il suo forno e le sue case, di cui vi è ampia traccia nella documentazione d'archivio.

Con la morte senza eredi di Ludovico Venceslao Loffredo, ultimo principe di Cardito, avvenuta il 16 settembre 1827, l'intera eredità e conseguente patrimonio documentario andò alle eredi della cugina Ginevra Loffredo dei principi di Migliano.
Ginevra era nata nel 1773 dall'unione di Francesco Loffredo con l'ultima principessa di Viggiano, Francesca di Sangro. Nel 1790 Ginevra aveva sposato suo zio, Gerardo Loffredo, che apparteneva alle Regie Guardie del Corpo del Re di Napoli; costui ottenne, in un primo momento, dal fratello maggiore, Ferrante, il consenso al matrimonio e alla successione ereditaria. Ferrante che aveva intrapreso la carriera ecclesiastica, rivendicherà, solo dopo il 1799, il suo diritto alla primogenitura aprendo un contenzioso sull'eredità del padre di cui v'è una traccia importante nell'archivio Loffredo, nella serie Diversi dell'Eredità del principe di Migliano .
Solo con le eredi di Ginevra si avviò l'unificazione dei due patrimoni documentari che si realizzò compiutamente nella seconda metà dell'800: l'eredità dello zio nonchè marito Gerardo Loffredo, ultimo principe di Migliano e quella del cugino Ludovico, morto nel 1827, ultimo principe di Cardito.
Il Principe di Migliano da Ginevra aveva avuto due figlie, Francesca e Marianna che moriranno prima del padre una nel 1824 e l'altra nel 1833. Il testamento di Ginevra Loffredo del 2 gennaio 1821 aveva designato sue eredi universali proprio le figlie Francesca Loffredo, moglie del duca di Soreto e Marianna Loffredo, ed aveva lasciato l'amministrazione del patrimonio familiare al marito Gerardo.
Ancora nel testamento del 31 dicembre 1832 di Marianna Loffredo, duchessa di Castel di Sangro, le due eredità, quella del principe di Migliano e quella del principe di Cardito, sono considerate distinte e si ribadisce che i beni dell'eredità dell'ultimo principe di Cardito, Ludovico Venceslao, sarebbero dovuti servire all'istituzione di un Ritiro di donne nubili a Pozzuoli o alla fondazione di due Orfanotrofi a Cardito e a Monteforte .
Quando, il 9 aprile 1838, morì anche il principe di Migliano, Gerardo Loffredo, nel suo palazzo di via Carbonara di Napoli, fu nominato esecutore testamentario Riccardo Caracciolo dei principi di Santobono, zio paterno e tutore delle nipoti, ancora minori, Maria Luisa e Francesca Caracciolo, figlie di Francesco Caracciolo e Marianna Loffredo, duchessa di Castel di Sangro . Le due minori erano state designate eredi universali del principe di Migliano in forza del testamento chiuso il 15 febbraio 1837 dal notaio Carlo Spolidoro.
Lo stesso notaio provvederà, in seguito alla morte del principe, il 28 maggio 1838, a redigere l'inventario dei beni esistenti. Il notaio Spolidoro elenca i mobili e gli altri oggetti numerandoli da 1 a 171; di seguito compare l'elenco di libri posseduti dal principe e finalmente, nella parte più consistente dell'inventario, si descrivono in maniera dettagliata i documenti trovati nel locale della razionalia del palazzo di via Carbonara.
Nella razionalia vi erano vari armadi che contenevano innanzitutto i libri maggiori, libri maestri, saldaconti, libri di entrate ed esiti, e giornali di Cassa. Infine vengono descritti i singoli fascicoli dell'archivio relativi solo all'eredità del principe di Migliano, numerandoli da 1 a 799. Dalla descrizione del notaio Spolidoro, che ha riportato, poi, anche sui documenti stessi il numero segnato nell'inventario, pare che l'archivio avesse già una sua divisione in sottoserie, simile a quella che ancora oggi conserva, e cioè una separazione della documentazione per i principali feudi della famiglia: Trevico, San Sossio, Sant'Agata, Potenza, Viggiano, Marano, Napoli. Inoltre, egli fa riferimento più volte ad un "inventario generale" per verificare la corrispondenza tra i fascicoli registrati e quelli rinvenuti nel locale della razionalia: a tutt'oggi, di quest' "inventario generale" non abbiamo trovato nell'archivio Loffredo altra traccia.
Non compaiono documenti relativi all'eredità del principe di Cardito, Ludovico Venceslao Loffredo, il che significa che ancora nel 1838 i due nuclei documentari rappresentavano due unità totalmente distinte. D'altra parte non è stato possibile rinvenire, anche per l'ultimo principe di Cardito, l'elenco di tutti i beni comprendente anche la descrizione del suo archivio.
Soltanto a partire dal 1854, all'interno della Corrispondenza con gli agenti della famiglia, raccolta in volumi e divisi per anno e luogo di provenienza, avviene un cambiamento: alle due serie di minutari o copialettere, una per l'eredità del principe di Migliano e l'altro per l'eredità del principe di Cardito, si sostituisce un unico minutario di corrispondenza in cui vengono riportate le risposte ai diversi agenti per tutti i luoghi in cui i Loffredo possedevano ancora degli interessi di natura patrimoniale e finanziari .
E' a partire da quella data che l'archivio Loffredo, così come oggi si presenta, è stato strutturato e condizionato in maniera definitiva: l'eredità del principe di Migliano, comprende le sottoserie Napoli, Diversi, Trevico, Sant'Agata, Potenza, Viggiano, San Sossio, Marano e Roma, che rimandano ai vari feudi posseduti dalla famiglia, soprattutto a partire dall'età moderna, oppure ai luoghi dove i Loffredo possedevano beni di natura burgensatica; l'eredità del principe di Cardito comprende, invece, le sottoserie, Cardito, Monteforte, Napoli e Diversi .
L'enorme Pandetta che riassume il lavoro archivistico compiuto fu scritta sicuramente nei primi anni cinquanta dell'800: un "Notamento di tutti i libri maestri, Giornali, Minutarii, volumi di corrispondenza, volumi di conti e documenti di Napoli e Provincia, fascicoli contenenti tutti gli atti e scritture, che compongono l'Archivio e la pandetta di essa che dal cav. Riccardo Caracciolo si consegnano all'ecc. signora principessa di Santobono, Maria Luisa Caracciolo" , descrive anche la "pandetta generale dell'archivio di fogli n. 1192 tra bianche e scritti".
Da quanto si evince dal "notamento", l'archivio era riposto, nel 1852, in 35 scaffali, contenenti "tanti fascicoli con gli atti e scritture correlative risultanti dalla pandetta". Si distinguono le due eredità, quella di Cardito e di Migliano, e per ognuna di esse vengono elencati in maniera precisa i libri maggiori, giornali d'introito ed esito, i minutari e i relativi volumi di corrispondenza e di conto.
All'interno della Pandetta, alla fine di ogni lettera, si trova la firma del notaio Raffaele Ferraioli che in data 23 febbraio 1854 chiude una prima fase di registrazione dei fascicoli.
Abbiamo la certezza che il complesso documentario continuò a crescere e ad acquisire documenti, poichè prima lo stesso notaio, poi una mano diversa hanno aggiunto, fino alla fine del ‘800, altri fascicoli dandogli, quasi sempre, una segnatura puntuale. (Ferdinando Salemme)
strumento di ricerca
0718 Loffredo
1000 Loffredo - Eredità del principe di Cardito
1001 Loffredo - Pandetta
1002 Loffredo. Eredità del Principe di Mignano
informazioni redazionali
La condizionatura, l'ordinamento, la redazione delle schede e l' inserimento dei dati è stato effettuato da Ferdinando Salemme.
Dott. Fausto De Mattia, coordinamento scientifico;
Dott. Silvana Musella, coordinamento Informatico.

La redazione delle schede e l' inserimento dati per la sottoserie Marano è stato effettuato da Giovanna Caridei;
La redazione delle schede e l' inserimento dati per la sottoserie Diversi dell'Eredità Migliano è stato effettuato da Giovanna Caridei, Fortunata Manzi, Giuliana Ricciardi e Ferdinando Salemme;
L'inserimento dati della Pandetta è a cura di Farnco Forte, Angelina D'Aniello, Cristina Rosati, Rosa Elberti e Antonio Esposito. (2012-2017)