serie
Enti
codice
0000000754
intestazione autorizzata
Azienda di educazione, Napoli
contesto: Regno di Napoli
date: 1767 - s.d.
date di esistenza
1767- s.d.
storia
Nell'ambito di un generale clima di avversione sviluppatosi nei confronti della Compagnia di Gesù, potente e autorevole forza operante a sostegno del pontefice e capace di esercitare "un'indubbia influenza sulle élites del tempo" (Coniglio, p. 184), Carlo III di Borbone il 21 febbraio 1767 espulse i Gesuiti dai domini spagnoli, seguito il 20 novembre dello stesso anno a Napoli da Ferdinando IV, sulla spinta delle pressioni a lungo praticate su di lui dal ministro Tanucci. Analogo provvedimento fu preso poi a Parma nel febbraio del 1768. A seguito dell'espulsione dei Gesuiti, Ferdinando IV fece anche occupare Benevento, enclave pontificia nel Regno di Napoli, che restituì il 21 luglio 1773 al papa Clemente XIII, quando questi si decise a firmare il breve con cui la Compagnia era sciolta. In seguito all'espulsione, i beni dei Gesuiti furono incamerati e devoluti a opere di pietà e di utile pubblico e all'istituzione e riordinamento dei collegi. L'intento governativo - ispirato ai dettami del riformismo illuminista - era quello di creare una nuova scuola, regia e pubblica, sulla falsariga, peraltro, del precedente sistema scolastico; si trattava, insomma, di fondare istituzioni educative "le più simili alle scuole, che facevano li Gesuiti, riguardo al sistema, e migliori riguardo al metodo", come si legge in una nota di segreteria del dicembre 1767. I Gesuiti scacciati dal Regno vi avevano infatti lasciato, con le relative cospicue rendite annesse, ventinove floridissimi collegi, "tutelati fino a quell'anno nel loro decoro e nell'esterna disciplina da rigorose disposizioni di legge": in Napoli il Collegio Massimo e i collegi di Sant'Ignazio, di S. Francesco Saverio, dei Nobili e di San Giuseppe a Chiaia; in Campania i collegi di Capua, Castellammare di Stabia, Massalubrense, Nola; nei Principati quelli di Benevento e di Salerno; negli Abruzzi e nelle Puglie quelli di Aquila, Atri, Chieti, Sulmona, Bari, Barletta, Brindisi, Lecce, Molfetta, Monopoli, Taranto; nelle Calabrie, infine, quelli di Amantea, Catanzaro, Cosenza, Monteleone, Paola, Reggio, Tropea.
Dopo la soppressione della Compagnia di Gesù, pertanto, le autorità napoletane si trovarono nella necessità di mettere in piedi una struttura amministrativo-burocratica complessa e inedita, volta da un lato a mettere lo Stato in condizione di farsi carico - anche e soprattutto in senso economico - delle sue nuove competenze in materia d'istruzione, e dall'altro a predisporne sul territorio le relative strutture. Uno dei primi atti indirizzati in tal senso fu la creazione di un'Azienda gesuitica affidata al consigliere della Real Camera di Santa Chiara Gennaro Pallante, avente il compito di amministrare i beni dell'abolito Ordine utilizzandoli per la pubblica educazione.
Essendosi ritenuto opportuno che tutta l'Azienda gesuitica fosse ridotta a una sola scrittura da ricavarsi dalle platee, libri e inventari di tutti i collegi della capitale e delle province, fu risolto di doversi proporre a tale scopo la nomina di quattro razionali, Giovanni Bruno, Gaetano Orlandi, Filippo Molinari e Domenico Giannoccoli; a quest'ultimo fu affidata la guida della "razionalìa" della nuova istituzione. Venne ordinata, inoltre, l'istituzione di un tesoriere generale per tutta l'Azienda gesuitica: suo compito sarebbe stato quello di tenere la scrittura di introito e di esito e di maneggiare il denaro. Per tale ufficio fu segnalato Bernardo Buono, l'8 gennaio del 1768.
Un dispaccio reale spedito per la Segreteria di Stato di Azienda in data 28 febbraio 1769 stabilì che i beni dell'Azienda gesuitica avrebbero pagato per intero quanto dovuto alle rispettive università "come fossero beni laici". In esecuzione di questo provvedimento, la Camera della Sommaria fu invitata a formare un piano di tutte le università che avrebbero conseguito i benefici derivanti dalla suddetta determinazione, nonché a calcolare la somma spettante a ciascuna università e a proporre l'impiego di tale somma "in sollievo delle università medesime, o coll'abolizione di qualche tassa, peso o altro".
Con dispaccio del 9 aprile 1776 i beni già appartenenti ai Gesuiti vennero assegnati all'amministrazione degli allodiali reali con l'obbligo di devolvere le rendite all'Azienda di educazione. Il 12 giugno 1778 si stabilì invece il passaggio dei beni feudali e burgensatici posseduti dalla Compagnia di Gesù all'amministrazione della Camera della Sommaria come beni fiscali; in particolare, i beni feudali sarebbero stati venduti o affittati, mentre quelli allodiali o burgensatici si sarebbero dovuti impiegare per soddisfare i pesi imposti dai testatori.
In data 11 gennaio 1790 - scrive Biagio Ferrante - la gestione economica degli stati medicei, farnesiani e allodiali, delle comunità e luoghi pii laicali in essi esistenti, nonché dell'Azienda gesuitica detta "di Educazione", passò sotto la competenza dell'intendente generale dei suddetti stati, Domenico Di Gennaro. Gli affari contenziosi, invece, vennero affidati alla Camera della Sommaria; più esattamente, l'esame e la cognizione legale, relativamente a giudizi civili o criminali nei quali erano implicati interessi fiscali, per tutto ciò che apparteneva alle aziende degli allodiali e degli stati medicei e farnesiani, nonché all'Azienda gesuitica, passò "privativamente" alla prima ruota del Tribunale della Sommaria.
tipologia funzionale
accademie, università ed enti di istruzione e di ricerca, scuole, convitti e istituti
condizione giuridica
uffici centrali di Antico regime
documentazione collegata
Azienda di educazione
fonti
F. TRINCHERA, "Degli Archivii Napoletani. Relazione a S. E. il Ministro della Pubblica istruzione", Napoli, Stamperia del Fibreno, 1872 (rist. anast., Napoli, Archivio di Stato, 1995), p. 541.
A. ZAZO, "L'istruzione pubblica e privata nel Napoletano (1767-1860)", Città di Castello, Il Solco, 1927.
B. FERRANTE, "La Giunta degli Abusi nell'Archivio di Stato di Napoli", in «Archivi e Cultura», XV (gennaio-dicembre 1981), pp. 85-95.
C. BELLI, "Stato delle rendite e pesi degli aboliti Collegi della Capitale e Regno dell'espulsa Compagnia detta di Gesù", Napoli, Guida Editori, 1982, pp. 1-14.
A. CARRO, "Azienda gesuitica", in «Fonti cartografiche nell'Archivio di Stato di Napoli», 1987, pp. 84-86.
A. CARRO, "Azienda gesuitica", in «Stato e chiesa nel Mezzogiorno. Testimonianze archivistiche. Mostra documentaria», 1994, pp. 37-39.
G. CONIGLIO, "I Borboni di Napoli", Milano, Tea storica, 1995, pp. 184-193.