struttura gerarchica
serie
Ministero della Presidenza del Consiglio dei Ministri
livello di descrizione
fonds
titolo e estremi cronologici
Ministero della Presidenza del Consiglio dei Ministri
unità di descrizione Anagrafe collegata
Ministero della Presidenza del Consiglio dei Ministri
saggio introduttivo
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soggetto produttore
Ministero della presidenza del consiglio dei ministri, Napoli
storia archivistica
La continuità istituzionale fra la Segreteria di Stato del decennio francese, il Ministero della Cancelleria generale del quinquennio, il Ministero della Presidenza del Consiglio dei ministri e gli organi che a questo subentrarono dopo la caduta della monarchia borbonica, si riflette nella struttura dell'archivio, che risulta costituito prevalentemente dalle carte appartenenti a tutte queste magistrature.                                                                         Dinanzi alla continuità fra i documenti delle diverse epoche e alla consistenza del materiale concentratosi, già nel 1826 si pose il problema di operare coerenti e funzionali distinzioni fra i diversi nuclei di documenti per stabilirne la destinazione e l'uso. Nei "Notamenti delle carte esistenti in Presidenza appartenenti alle tre epoche", si spiegava che, completata la separazione dei documenti secondo i ministeri da cui provenivano, si potevano distinguere ancora due "specie di carte", una comune a tutte le tre epoche, l'altra specifica per ciascuna di esse. Alla prima appartenevano i volumi a stampa del Bullettino delle leggi, poi Collezione ufficiale delle leggi e de' decreti reali, insieme con stampe in fogli volanti. Data l'omogeneità e la continuità cronologica del materiale, il ministro notava che "tutti i volumi e carte della detta specie, formando delle serie continuate e progressive, sembra necessario che si conservino integralmente, come in atto si trovano, in questo archivio della Presidenza, massimamente che non di rado avvengon de' casi che nel far delle nuove disposizioni, è d'uopo aver presenti le anteriori, o per abolirle o per modificarle". Anche fra le carte della seconda specie il ministro ritrovava un preciso nesso istituzionale da tutelare perchè funzionale al disbrigo degli affari. Proponeva infatti che alle carte provenienti dal Ministero della Presidenza "debbansi per lungo tempo tenere unite anche quelle dell'epoca anteriore, o sia del Ministero della Cancelleria, a cui questo della Presidenza è nelle attribuzioni succeduto; avvegnachè le carte dell'una e dell'altra epoca formino un ordine legato per modo che frequentemente le prime sien chiamate come antecedente delle seconde". Un esame a parte era condotto poi sulle carte della prima epoca, quelle cioè provenienti  dalla Segreteria di Stato del decennio francese, che si distinguevano in due specie. Da un lato c'erano gli atti appartenuti al Segretario di Stato, lettere autografe dei sovrani francesi, rapporti sul Consiglio di Stato, processi verbali, atti che, "relativi alla storia diplomatica che non riguardano il corso governativo", si proponeva di versare all'Archivio generale del regno. Le carte della seconda specie, "relative ad oggetti di diversi dipartimenti", dovevano invece essere consegnate ai rispettivi ministeri. Carte "informi di nessuna importanza " andavano invece distrutte se anteriori al 1822, mentre si riteva opportuno conservare "le petizioni e memorie per impieghi". Alla relazione fanno seguito diversi elenchi di carte, con l'indicazione a margine della rispettiva destinazione.   Proprio la continuità istituzionale ha costituito il fattore principale dello spostamento in avanti delle serie documentarie che, se utilizzate come "antecedenti" dei nuovi affari, erano quindi considerate come parte dell'archivio corrente della nuova magistratura. Si spiega così in particolare l'esiguità delle carte del Ministero della Cancelleria generale a vantaggio del materiale che, in sede di riordinamento, si è dovuto attribuire a quello della Presidenza, in quanto ultimo titolare. La documentazione invece della Segreteria di Stato del decennio fu, come si è visto, in parte smembrata per restituire ai ministeri pratiche che riguardavano le rispettive competenze. Dovette trattarsi di una considerevole quantità di progetti, relazioni ed altri documenti di corredo a discussioni e propedeutici alla formazione di leggi e decreti. Alle carte delle "tre epoche" si aggiunsero, dopo la soppressione nel 1832 della Segreteria di casa reale, anche atti di competenza di questa. Non si trattava soltanto di carte relative agli ordini cavallereschi, ma anche di documenti riguardanti il viaggio di Ferdinando I a Lubiana o la riforma delle entrate fiscali (1831) o la stessa soppressione della Segreteria.                                             Nel complesso, nonostante la suddivisione secondo la provenienza, l'archivio si configura come una struttura sostanzialmente unitaria e continua, in cui sono leggibili relazioni e nessi fra le varie parti. Questa organicità si riscontra nella grande serie degli affari della Stamperia reale, che cominciano addirittura dal 1806, e in quella degli ordini cavallereschi che proviene da due ministeri. Testimonianza della continuità archivistica che va oltre la fine del regno sono proprio gli atti del 1860 di questa serie che si riferiscono alla concessione di decorazioni, in occasione delle guerra in Sicilia, sia a militari dell'esercito borbonico sia a combattenti garibaldini. Le pandette dell'archivio poi, senza soluzione di continuità, registrano gli affari dal 1822 al 1869, rivelando un uso ininterrotto di queste fondamentali chiavi di ricerca che prescindeva del tutto dalle vicende politiche ed istituzionali e perfino dal cambiamento di regime.                                                                              
Una divisione netta si rileva invece fra le carte rimaste presso i diversi uffici del Ministero della Presidenza e quelle trasmesse al ripartimento addetto alla formazione dell'archivio. Solo queste ultime infatti sono ordinate e classificate secondo il tipico sistema dell'espediente, con cui sono organizzati generalmente gli archivi dei ministeri napoletani. Si tratta di un sistema che, sostituendo quello più antico della sequenza degli affari in base al dispaccio che aveva dato inizio al procedimento, attribuiva a ciascun affare, all'interno di un gruppo di anni, un numero progressivo, con cui identificare e quindi riunire tutti gli atti che via via si aggiungevano alla pratica. Particolare è però in questo archivio, le cui carte erano sistemate e registrate solo dopo che i relativi affari fossero stati esauriti dai rispettivi uffici, la classificazione degli espedienti, costituita su due livelli reciprocamente indipendenti e non sovraordinati gerarchicamente, uno costituito da un ordinamento alfabetico legato all'iniziale del soggetto scelto dall'archivario per identificare la pratica, e l'altro che risulta dalla numerazione in serie unica degli affari. Purtroppo, delle serie dell' "Archivio", la cui struttura si riflette nelle pandette coeve, si conservano oggi soltanto quella relativa alla Stamperia reale e quella, non meno preziosa, detta del "Personale", che non è costituita soltanto dagli affari relativi agli impiegati pubblici su cui il ministero aveva competenza, ma, per una significativa espansione semantica, anche da questioni relative all'organizzazione ed al funzionamento della pubblica amministrazione e dei corpi governativi. A tutte le serie dell' "Archivio" si riferisce l'inventario, in due volumi, redatto al momento del passaggio delle carte al Grande Archivio. Descrivendo la completa sequenza degli espedienti, con la data e la consistenza di ogni incartamento, esso costituisce una preziosa chiave di ricerca. Benché descritta nel secondo volume di quell'inventario, non appartiene invece all' "archivio" la grande serie dei fascicoli degli ordini cavallereschi, che sin da quando la materia era di competenza della Segreteria di Casa reale, per una precisa scelta funzionale al "miglior andamento del servizio", non erano trasmessi al terzo ripartimento. Per la delicatezza di questo genere di affari e per la stretta "connessione" fra di essi, infatti, si confermò, anche in occasione della stesura del regolamento del 20 marzo1837, la conservazione dell' "Archivio degli Ordini Cavallereschi, specialmente per ciò che riguarda l'Ordine Costantiniano", presso il ripartimento addetto a quel ramo.                                                                                          Quell'inventario e i diversi elenchi compilati in occasione dei versamenti succedutisi fra il 1862 ed il 1869 riflettono però la consistenza dell'archivio precedente al grande incendio appiccato da soldati tedeschi alla villa di S. Paolo Belsito nel settembre del 1943, in cui, insieme con molti dei più preziosi documenti dell'Archivio di Stato di Napoli, furono distrutte numerose serie di questo fondo.                                                                      
Al Ministero della Presidenza appartiene naturalmente anche l'immensa serie dei "decreti originali", che, collocata sugli scaffali della bella Sala Filangieri, per tradizione costituisce un fondo a sé stante. L'archivio comprende poi registri di protocollo e di spedizione del Ministero degli affari di Sicilia in Napoli, per gli anni 1833-1837, e due nuclei documentari provenienti da ministri presidenti. Si tratta delle carte di Donato Tommasi (1818-1831), e di Giuseppe Ceva Grimaldi Pisanelli, marchese di Pietracatella (1820-1832), consegnate al ministero dopo la sua nomina a ministro presidente nel 1841.

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0139 Ministero della Presidenza del Consiglio dei ministri - Inventario generale